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Verso un’altra direzione: la storia di ArtSharing

Siamo tutti attratti dalle storie di successo. Leggere di qualcuno che ce l’ha fatta, dopo aver superato tante difficoltà, ci fa sperare nel fatto che il destino riservi un sicuro successo anche per noi… se solo sapremo essere abbastanza intraprendenti e costanti. La verità è che intraprendenza e costanza, così pure come coraggio e determinazione, quasi mai sono sufficienti a raggiungere un obiettivo.

Questa è la storia di Penelope Filacchione: insegnante precaria, storica dell’arte, curatrice free lance di mostre d’arte.

Qualche anno fa decide di partecipare a un bando promosso dalla Regione Lazio con fondi europei, per provare ad aprire uno spazio espositivo per le arti visive e, nel contempo, un laboratorio che gli artisti potessero vivere in condivisione (coworking).

Penelope attende con ansia il responso del bando. Passato il termine in cui avrebbero dovuto comunicargli l’esito dello stesso, chiama per avere spiegazioni. Le dicono che ci sono dei ritardi e che purtroppo non sono in grado di definire la data in cui verranno comunicati i bandi vincitori. Quando Penelope, ormai veterana di bandi di gara, fa notare che in questo modo i fondi europei predisposti rischiano di tornare indietro, la signora le risponde: “Eh, queste sono cose che purtroppo possono capitare”.

Morale della favola? Proprio come fanno le persone intraprendenti, investe su sé stessa: mette da parte i soldi, inizia a cercare uno spazio adeguato. Insomma, nasce così ArtSharing.

Sito nel cuore di Monteverde, storico quartiere della Capitale, lo spazio di Penelope diventa esattamente quello che lei aveva in mente: un luogo dove gli artisti possono esporre, un laboratorio in condivisione, anche temporaneo (nel caso di artisti che vengono da fuori), un luogo in grado di aiutare – concretamente – un artista in tutte le sfaccettature della sua professione, compresa la promozione della sua attività.

Così è nato il logo” ci spiega Penelope “Un’inversione di marcia della linea tratteggiata. Se non puoi andare avanti, allora torna indietro e fai un’altra strada. Il colore verde richiama il semaforo: con il verde puoi passare. Qui, da noi, puoi passare. Dopo tante porte chiuse, qui la porta è sempre aperta”.

Ogni storia di successo che si rispetti prevede, a questo punto del racconto, la celebrazione di una vittoria, come a dire: dopo tanta sofferenza finalmente ce l’abbiamo fatta, prendete esempio da Penelope: siate intraprendenti e il successo è garantito.

La verità è che Penelope è ben lontana dal successo economico: le difficoltà sono innumerevoli e rispecchiano quelle di un mondo (quello degli artisti visivi) permeato da contraddizioni e ambiguità:

Gli italiani, e soprattutto i romani, quando si parla di arte, sono sopraffatti dall’antico e forse per questo mancano di concezione del contemporaneo. Nell’editoria ciò non avviene: gli autori viventi vengono letti moltissimo, eppure le mostre degli artisti contemporanei sono sempre vuote o quasi”,

Non ci rendiamo conto che gli artisti vivono insieme a noi. Gli artisti contemporanei hanno un dono: rendere storia ciò che avviene nel presente. Questa è una ricchezza inestimabile. Vale la pena parlare con uno di loro, ascoltare come interpreta il mondo, attraverso le sue opere”.

Gli artisti sono i primi e gli ultimi nella catena alimentare dell’arte. Essi per lo Stato Italiano non esistono: o hai la partita iva da artigiano o non puoi lavorare come artista. Questo è uno dei motivi per cui, non essendo appunto contemplato nel sistema giuridico o previdenziale, nel post-lockdown, artisti o gallerie d’arte non hanno ricevuto alcuna forma di aiuto, così come tutte le professioni a essi collegati, come i curatori e gli organizzatori delle mostre”.

Le chiediamo allora, forse anche un po’ bruscamente, “Penelope, allora perché lo fai?”

“Io sono nata in mezzo agli artisti” ci risponde “Ho vissuto il loro quotidiano, il dietro le quinte. Conosco le loro difficoltà e poterli aiutare…. mi arricchisce la vita. Forse non dal punto di vista economico, ma di sicuro la mia vita ne guadagna. Molto spesso capita che il mio compagno deve telefonarmi e dirmi di tornare a casa: io non mi rendo conto del tempo che passa, quando sono ad ArtSharing”.

Ecco allora come la strada verso il successo, in questa storia, abbia cambiato bruscamente direzione. Proprio come nel logo di ArtSharing, la freccia ha fatto un’inversione. Non si dirige verso il successo economico, l’obiettivo di fatturato. Va da un’altra parte.

E dove va?

Penelope ci racconta quello che fa con una tale passione e un tale vigore… che viene voglia di alzarsi e correre a vedere una delle sue mostre. Quello che ci vede lei, nel mondo dell’arte, è un qualcosa di così bello, magico e potente che non puoi fare a meno di provare la curiosità di sprofondare in questo mondo, anche solo per capire come possa esistere qualcosa in grado di trascinare così le tue passioni. Per capire che cosa vede lei.

Abbiamo citato prima l’intraprendenza e la costanza.
A cosa servono? A raggiungere il successo? Magari bastassero quelle…
Aiutano nel riuscire a dare una forma concreta alle vostre idee.
Questo non significa raggiungere il successo, il punto di arrivo.
Di certo è il punto di partenza.

Poi, per andare oltre, per costruire… occorre qualcos’altro.

“Quando ho aperto, il progetto è piaciuto subito, si è acceso un entusiasmo insperato… e si è creata una rete. Hanno iniziato ad aiutarmi, anche fisicamente, migliorando gli spazi”.

Penelope ha investito tutta la sua attività imprenditoriale nella cura delle relazioni.

“Una ad una.” ci spiega “Artisti, collaboratori, partner… persino con le associazioni in concorrenza”.

Nessuno è escluso in questo processo in cui si vince insieme o si muore da soli.

Riuscire ad affidarsi, per molti di noi, è una delle cose più difficili nella vita, eppure è questo il passaggio cruciale per raggiungere il successo.

Non si sopravvive diventando più forti. Si sopravvive adattandosi al mondo che ci circonda, interconnesso e interdipendente.

Siamo reti nelle reti, e non possiamo pensare che la strada verso il successo sia una freccia che si muove, inesorabile, verso una sola direzione: dobbiamo prendere in considerazione anche tutte le altre, e lasciare che le frecce che si muovono intorno a noi creino nuovi (imprevedibili) incroci, forse verso nuove (imprevedibili) direzioni.

Potremmo decidere di fare come ha fatto ArtSharing.

Invertire la direzione della freccia.

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