L’intelligenza delle piante

Non siamo abituati a pensare alle creature vegetali come a essere senzienti, eppure le ultime frontiere della ricerca dimostrano proprio il contrario: il loro cervello si trova proprio nelle radici. Proprio nelle radici, infatti, si trova un gruppo di cellule in grado di comunicare, attraverso dei neurotrasmettitori che funzionano in maniera analoga ai nostri neuroni e che elaborano e trasmettono informazioni alla pianta.
“È tempo di dare il benvenuto alle piante nel novero degli organismi intelligenti” afferma Peter Barlow, della School of biological science dell’Università di Bonn.
Una delle prove della loro intelligenza risiederebbe nell’adozione dello stesso sistema adottato dagli animali per risolvere un problema: essi procedono per tentativi, per errori, fino a trovare la soluzione a loro più congeniale.
Addirittura le piante sono in grado di scambiare, con i loro vicini, informazioni (attraverso l’invio di elementi chimici nel terreno o nell’aria) sullo stato di salute o sui parassiti: se attaccati, comunicano alle piante della stessa specie che c’è un pericolo spingendole ad aumentare le proprie difese immunitarie.

Le piante avrebbero anche auto-coscienza. Prendendo due piante geneticamente identiche (cloni) e mettendole accanto, quella che è messa in ombra dall’altra si muove in direzione della luce. Se invece si accorge di essere lei stessa a farsi ombra da sé, non accade niente.
“Si tratta di rivoluzionare la nostra concezione delle piante e il loro ruolo nel regno degli esseri viventi” scrive Stefano Mancuso nel libro La pianta e l’architetto (a cura di M. Corrado, Sistemi Editoriali editore). Secondo il ricercatore italiano i nostri pre-concetti partono addirittura dalla Bibbia (in cui Dio ordina a Mosè di salvare tutti gli esseri viventi, ma sulla leggendaria Arca ci sono solo uomini e animali) o da altre religioni come l’Islam che vieta le rappresentazioni delle creature di Dio (quindi no uomini o animali ma sì alle piante).
“Normalmente si ritiene evolutivamente che le piante siano a un livello molto basso dell’evoluzione, perché si vede l’evoluzione come una scala. Una piramide in cui ci sono i batteri, esseri unicellulari e analoghi, poi ci sono le piante, e poi iniziano gli animali, gli insetti, i rettili, gli uccelli, i mammiferi, e in cima a tutti, con il suo cervello che pensa, l’uomo”, prosegue Mancuso.
Le piante sono in assoluto gli esseri più grandi e più longevi che esistono sulla terra.
“Una balenottera azzurra è una nana in confronto del Sequoiadendrum Giganteum […] le sequoie che crescono anche in un parco vicino a San Francisco. […] Sono degli alberi enormi, alti più di cento metri, con dei diametri di ventisette, ventotto metri. Sono quelli gli esseri viventi più antichi e più grandi esistenti sulla terra. E fra l’altro quello che vediamo è solo la parte che esce fuori dalla terra, perché le piante non sono quello che sta fuori”.
Le piante, non essendo individui, non sono indivisibili: se noi ci tagliamo a metà smettiamo di vivere… se tagliamo a metà una pianta la moltiplichiamo. La loro “scelta” di prendere energia dal sole, in termini evolutivi, si è rivelata vincente: rappresentano il 99% della biosfera, ovvero di tutto ciò che è vivo.
Le piante sono vita. Dal nostro pianeta potrebbero sparire animali, uomini, funghi… e la vita sulla Terra continuerebbe a scorrere, ma se sparissero le piante (da cui dipendono le nostre vite e quelle di tutti gli animali) il nostro pianeta diventerebbe come Marte nel giro di pochi decenni.
La prossima volta che guardiamo un albero, osserviamolo alla luce di questo.
E quando guardiamo una foresta, chiediamoci se il nostro concetto di Rete, che ci ha permesso di realizzare processi di comunicazione e informazioni esponenziali (il World Wide Web) non sia altro che una replica e un evoluzione di qualcosa che era già sotto i nostri occhi… da milioni e milioni di anni.