Il termine supercazzola, come recita il vocabolario Zingarelli, rappresenta un neologismo semantico sviluppato da Ugo Tognazzi, quasi inconsciamente, durante le riprese del film di Mario Monicelli Amici Miei (1975). In pratica, l’uso di parole casuali e senza connessioni tra loro portano allo sviluppo di una frase praticamente priva di senso.
Eppure io non sono del tutto d’accordo con questa affermazione. Spesso le supercazzole sono frasi composte da parole senza alcun nesso logico che provocano all’interlocutore una sensazione di smarrimento e di ignoranza; ma in mezzo a queste parole ce n’è una che desta immediatamente l’attenzione di chi ascolta.
Per esempio la supercazzola usata dal conte Antonello Mascetti, alias Ugo Tognazzi, per evitare la contravvenzione del vigile è la seguente:
Ma no, aspetti, mi porga l’indice. Ecco, lo alzi così, guardi, guardi, guardi… lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? È prematura anche! Ma allora io le potrei dire, anche con il rispetto per l’autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
Vicesindaco: la parola chiave che desta immediatamente preoccupazione al vigile.
Adesso divertitevi anche voi a trovare il senso di tutte le supercazzole nel video in alto.
Ma mi raccomando: non permettetevi mai di intervenire quando qualcuno fa una supercazzola, parola di Mascetti.
Tanti auguri Ugo Tognazzi!
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Sono storie di coraggio, ci aiutano a comprendere che non siamo mai davvero soli quando affrontiamo le sfide della vita: in qualche luogo o in qualche tempo, esiste o è esistito qualcuno che si trova nella nostra stessa situazione.
Questa sensazione si trasforma in empatia, in relazione… e ci fa sentire meno soli. Siamo interconnessi, siamo strade che si incrociano continuamente. Le storie viaggiano lungo queste strade.
Possiamo continuare a correre ma possiamo anche fermarci, di tanto in tanto, per comprendere chi si muove insieme a noi. Noi siamo disposti a fermarci per ascoltare la tua storia, se hai voglia di farlo anche tu… fermati e raccontacela.
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