Nino Di Matteo, il magistrato più scortato in Italia, salvato dal sacrificio della sua famiglia
Attualmente, da più di 5 anni, Nino Di Matteo ha a disposizione una scorta definita “primo livello di protezione eccezionale”, al cui interno vengono impiegati uomini specializzati in interventi di guerra, dotati cioè di un adeguato armamento bellico.
In un’intervista con il giornalista Saverio Lodato, Nino Di Matteo afferma che vivere una vita da scortato non è così semplice, soprattutto quando si cerca di vivere una vita normale insieme alla propria famiglia: un sacrificio inevitabile, che a volte può portare a intraprendere scelte difficili quando la frustrazione arriva ai massimi livelli.
Scorta che proteggeva non solo il magistrato, ma anche la moglie e i figli allora adolescenti. Gli stessi carabinieri della scorta erano costretti ad accompagnare i suoi figli in un negozio con il mitra spianato. Lo stesso Nino Di Matteo afferma:
C’è stato un giorno che non dimenticherò mai in cui mia figlia, che allora aveva undici anni, ebbe una crisi di pianto irrefrenabile. Anche perché a scuola le chiedevano, come succede fra bambini, se era vero che suo padre sarebbe stato ucciso da un momento all’altro.
Il desiderio irrefrenabile della figlia era quello di vivere una vita comune, come quella delle sue compagne di classe e, soprattutto di avere un papà normale. E non c’era giorno in cui suo padre non volesse esaudire il desiderio di sua figlia e, dopo averla vista in lacrime, assunse la decisione, che sentiva giusta e dovuta, di comunicare agli organi competenti la rinuncia ad ogni forma di protezione.
Così Nino Di Matteo racconta cosa è successo:
In quel momento mia moglie non era in casa. Comunicai la decisione a mia figlia per tranquillizzarla. Mio figlio, che aveva quindici anni, presente alla scena, ebbe una reazione forte e per me inaspettata. Telefonò ad amici e parenti e disse loro: convincete mio padre a non farlo, per favore, vuole rinunciare alla scorta, e io ho paura che lo ammazzino.
Insomma, una breve storia in cui il sacrificio di rinunciare ad una vita normale, ha salvato una famiglia da un disastro quasi certo. Eppure, nonostante l’apparato ingombrante che lo accompagna sempre, Nino Di Matteo non rinuncia di certo ad andare occasionalmente al cinema o al ristorante, altrimenti la daremmo vinta a chi vorrebbe chiudere le persone in un acquario dal quale non farle uscire mai più.
Si perpetuerebbe all’infinito l’alibi di chi non sta né con la mafia né con l’antimafia, e sceglie di stare a guardare sia la mafia sia l’antimafia.
L’alibi perfetto per non schierarsi mai.