Franco Battiato, all’anagrafe Francesco, ma successivamente battezzato Franco da Giorgio Gaber per evitare omonimie con Guccini durante la trasmissione televisiva “Diamoci del tu”, è stato uno dei padri fondatori della musica pop italiana.
Nei primi anni ‘70 esordisce con alcuni dischi pregni di sperimentazione sonora, attraverso l’utilizzo massiccio e inesplorato di sintetizzatori, tastiere e drum machine. Alcuni dischi come Fetus e Pollution producono nell’ascoltatore un effetto disorientante, seguendo la corrente rock progressive molto di moda in quegli anni, ma che aveva un pubblico abbastanza ristretto. Nasce la musica elettronica.
Quindi Battiato decide di invertire la rotta, uniformandosi nella scia della cultura pop, per raggiungere un solo scopo: la popolarità.
Ed in questo Battiato trova non poche difficoltà poiché le strutture della canzone pop, a differenza di quella progressive, sono molto limitate. Occorre fare un estremo lavoro di sintesi per aderire perfettamente agli standard popolari, in termini di durata, massimo 3 o 4 minuti, e di struttura: introduzione, strofa, ritornello, strofa, ritornello, bridge, ritornello.
E lui ci riesce perfettamente: nel 1981 pubblica l’album “La voce del Padrone”, un disco brevissimo (30 minuti circa) in cui ogni brano – consentitemi la franchezza – è un capolavoro di musica. Nessun effetto riempitivo, solo brani che ancora oggi rappresentano i capisaldi della produzione di Battiato.
Nel 1996 Franco Battiato pubblica il brano “La cura” nel disco “L’imboscata”. Il Maestro riesce perfettamente a descrivere quella sensazione di libertà e infinito che solo l’amore produce:
“Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”.
Un amore senza tempo e onnipresente, che quasi sfiora il divino. Sembra una lettera d’amore di Dio rivolta all’umanità. Nessuna citazione di razza, sesso, ideologia: La cura è un dialogo d’amore universale, che chiunque potrebbe dedicare alla persona amata.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te.
Io sì, che avrò cura di te.
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