Oggi siamo noi a scegliere il significato di una pubblicità
Gucci ha offerto al mondo una campagna pubblicitaria impeccabile, perfetta dal punto di vista marketing ed emozionale e soprattutto… dal tuo punto di vista.
Ora si cambia il modo di fare pubblicità: Gucci offre un prodotto, il consumatore ne determina l’emozione, il suo significato, attraverso il proprio punto di vista. Questa pubblicità permette di ascoltarci e capire cosa sia più giusto per noi.
A prima vista Armine Harutyunyan, la nuova modella 23enne di Gucci, ci disorienta rispetto ai tradizionali canoni di bellezza.
Armine ci richiama di fronte allo specchio per confrontarci con la nostra percezione di bellezza, senza cercare facili evasioni che ci spostano verso una corrente stereotipata, dettata dalle solite modelle e showgirl del momento, le quali, con i loro social, propongono di immatricolarci con gli stessi capelli, con lo stesso trucco o con lo stesso intimo. La maggior parte delle donne vogliono somigliare ad Angelina Jolie.
Non dimentichiamoci un dato statistico davvero significativo: nel 2010 in America e Gran Bretagna la curva dei suicidi tra le adolescenti è più che triplicata. Nello stesso anno – secondo voi – quale social network è atterrato sui nostri smartphone? …Esatto.
In merito alla nuova modella di Gucci, il noto pubblicitario Lele Panzeri commenta così la nuova campagna marketing:
«Non so dire se la modella sia bella o brutta, non so quali siano i requisiti per farlo, dipende da chi guarda. Peraltro, osservandola bene, io la trovo abbastanza affascinante».
D’ora in poi conta il nostro punto di vista, il nostro modo di vestirci e di apparire affascinanti a noi stessi in primis: e più impareremo ad accettare quello specchio, senza somigliare alla Diletta Leotta di turno, più scopriremo nuovi canoni di moda e di bellezza. E forse “l’altro” ci farà un po’ meno paura.
Perché le azioni di Gucci sono salite esponenzialmente in borsa dopo questa campagna? Molto probabilmente perché il pubblico si sentirà più sicuro di se stesso, accorciando la distanza infinita tra noi e le irraggiungibili modelle che danzano quotidianamente sui fashion carpet. Il consumatore potrà confessare a se stesso: “anche io posso desiderare Gucci”.
Il senso di colpa per la nostra immagine sarà definitivamente schiacciato dal sollievo di apparire come siamo. Finalmente.
È in atto un cambio di paradigma? Speriamo…