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Il beneficio del fallimento di J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter

Adesso è una delle donne più ricche del mondo, ma un tempo Joanne Rowling era senza soldi, divorziata, cresceva un figlio da sola e attraversava continui periodi di depressioni.
17 Gennaio 2022
Il fallimento di Rowling

J. K. Rowling è divenuta plurimiliardaria grazie ai romanzi della saga di Harry Potter. Eppure gli esordi non sono stati di certo rose e fiori per la scrittrice britannica. 

La sua storia, infatti, è stata costellata da eventi più o meno traumatici. Ha raccontato diverse volte di aver vissuto varie crisi nella sua vita, una su tutte quella dopo il divorzio, con una figlia a carico, e la morte della madre, causata dalla sclerosi multipla.

Per l’autrice iniziò un periodo molto cupo, segnato da una forte depressione e da una situazione finanziaria disastrosa: senza lavoro, doveva pagare l’affitto del suo appartamento con gli assegni di disoccupazione e perciò viveva assieme alla figlia completamente di sussidi statali.

Come ha spiegato in seguito:

“Non mi sarei mai aspettata di fare un pasticcio così grave da ritrovarmi in un appartamento non riscaldato e infestato dai topi, a prendermi cura di mia figlia. Ed ero arrabbiata perché sentivo che la stavo deludendo”.

Il discorso della Rowling ai neolaureati dell’università di Harvard

Nel 2008, in merito al suo difficile passato, J.K. Rowling ha tenuto un discorso sui “benefici del fallimento” all’Università di Harvard. Il suo discorso è notevole per il potente messaggio che contiene.

Rowling ha identificato la sua più grande paura come la paura del fallimento. Continua raccontando che sette anni dopo la laurea è stata un fallimento per sé stessa e per i suoi genitori. Di colpo le sue certezze sono crollate. In altre parole, la sua più grande paura era diventata realtà.

“Ciò che io temevo per me si era realizzato e mi ritrovavo ad essere il più grande fallimento che avessi conosciuto. E’ stato un periodo buio nel quale non avevo idea che ci sarebbe stato quello che la stampa ora definisce un lieto fine. Non avevo idea di quanto l’oscurità sarebbe durata e per un lungo periodo la luce alla fine del tunnel è stata una speranza, piuttosto che la realtà.”

Ma in questo periodo difficile trovò la libertà.

Nel suo abisso, la Rowling non aveva modo di sapere come sarebbe andata a finire la sua storia. Il successo che avrebbe ottenuto, in quella fase, era solo un sogno. Eppure, il fallimento diventò il suo miglior insegnante

“Il fallimento mi ha aiutata a liberarmi di ciò che non era essenziale. Ho smesso di illudermi di essere altro rispetto a ciò che ero e ho fatto convergere tutte le mie energie sull’unico lavoro che per me era importante. Sono stata liberata. Perché la mia più grande paura si era realizzata ed ero ancora viva”.

Poi aggiunse..

“Il fondo che avevo toccato divenne una solida base sulla quale iniziai a ricostruire la mia vita. Alcuni fallimenti sono inevitabili. È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno che non si viva così prudentemente che è come se non si fosse vissuto affatto… e questo è di per sé un fallimento. Esso mi ha insegnato cose su me stessa che non avrei mai imparato in nessun altro modo. Ho scoperto di avere una forte volontà e più disciplina di quanto pensassi”.

Quello che la vicenda di J.K. Rowling ci insegna è di non arrendersi mai, di nutrire la costanza.

Perché? Non si sa mai, anche un semplice bambino rinchiuso in uno scantinato può sconfiggere Voldemort.

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