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Il “Divin Codino”, l’uomo capace di puntare in alto

Il 26 maggio esce su Netflix il film ispirato alla vita di Roberto Baggio, alias “Il Divin Codino”. Un tentativo che delude la critica sportiva a causa dell’eccessiva esemplificazione del talento di un calciatore leggendario, ma che lascia una certa sete di esplorare la carriera del numero 10 dell’Italia attraverso le teche storiche del calcio italiano.
26 Maggio 2021
Roberto Baggio, il Divin Codino

Di sicuro Roberto Baggio, nonostante il suo talento fuori dal comune, a causa dei suoi infortuni, non ha vissuto una carriera felice, eppure è considerato uno dei giocatori più amati in Italia, oltre ad aver vinto due Scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Partecipa, inoltre, a tre diversi Mondiali (Italia ’90, USA’94, dove sfiora la coppa perdendo la finale ai calci di rigore contro il Brasile, e Francia 98). Nel 1993 vince il Fifa World Player e il Pallone d’oro con la maglia bianconera della Juventus.

Roberto Baggio e il suo Pallone d’oro del 1993


Resilienza

La forza di Roberto Baggio risiede nella sua resilienza: cade e si rialza, sempre. Ma se la forza fisica lo rimette in piedi, quella mentale trae origine dalla fede buddista e da una fame di appartenenza e di riconoscimento troppo ignorata a causa di suo padre, personaggio burbero e decisamente anaffettivo nei confronti di suo figlio, convinto di stimolare in questo modo l’etica per l’impegno.

In parte è riuscito nell’impresa, ma i rapporti tra Roberto Baggio e gli allenatori, vissuti come figure paterne, continuavano incessantemente a corrodersi. 

Gli anni al Brescia

Fu proprio Carlo Mazzone, a quei tempi allenatore del Brescia, a costruirgli un gioco di squadra ritagliato su misura per Baggio. Per la prima volta avvertì dai suoi compagni una grande stima e fiducia: finalmente sentì di “appartenere” a qualcosa. Fu onorato immediatamente con la fascia da Capitano, giocò dal 2000 al 2004, segnò 45 gol e al termine della sua carriera la dirigenza del Brescia ritirò la maglia numero 10

“Carletto” Mazzone e Roberto Baggio durante un allenamento

Baggio a 37 anni entra nella leggenda del calcio non solo grazie alla stima della sua squadra, ma di tutto il pubblico che ha imparato a perdonare quel maledetto calcio di rigore contro il Brasile. In fondo il Divin Codino ha sempre puntato più in alto!
Forse è proprio questo il senso della fede: credere nell’impossibile!

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