Se chiedessimo ad uno psicologo di individuare le fasi della vita di una persona, molto probabilmente ci spiegherebbe la “teoria del bambino” e i tre stati dell’Io: bambino, adulto, genitore.
Tranquilli, non voglio annoiarvi con questi concetti, anche perché non sono particolarmente esperto, eppure ciò che mi ha sempre incuriosito è il fatto che questi tre stati non si manifestano necessariamente in ordine cronologico, ma coesistono continuamente contribuendo a un equilibrio psicofisico. La carenza, o addirittura totale assenza di uno stato, potrebbe generare qualche tipo di nevrosi nella persona.
In pratica – per esempio – non si è bambini solo in età infantile, ma il suo stato può e dovrebbe emergere durante tutta la vita di una persona. Il problema, come ben evidenziato da Picasso è che:
“Tutti i bambini sono degli artisti nati, il difficile sta nel fatto di rimanerci da grandi”.
Oppure, per dirla alla Renato Rascel:
“Impara l’arte e mettila da parte. Poi c’è gente che la mette così da parte, ma così da parte, che non si ricorda più da che parte l’ha messa!”
In pratica molti adulti sopprimono la loro parte bambina, fatta di giochi, sogni, desideri, relazioni, incoscienza e impulsività: tutti piccoli ingredienti essenziali alla realizzazione dei propri desideri, a volte spenti da un’eccessiva razionalità acquisita durante la crescita.
C’è chi del proprio sogno ne fa un talento indiscusso, diventando personaggi popolari (artisti, sportivi, premi nobel, ecc…). E poi c’è chi non può vivere senza seminare il proprio talento, indipendentemente dalla ricerca di celebrità.
Io, ad esempio, non ho mai smesso di studiare musica, in particolare pianoforte jazz. Non sono mai stato famoso per questo, eppure non potrei mai farne a meno. Ci sono stati momenti in cui ho suonato poco (specialmente durante questa pandemia), periodi in cui mi esibivo nei locali almeno quattro volte a settimana. Continuo inoltre ad insegnare musica ai miei allievi.
Forse dietro a tutto questo c’è del talento, ma non mi interessa: a me basta sedermi davanti al pianoforte almeno una mezz’ora al giorno, magari di notte, per potermi ritrovare.
Forse è proprio questo il segreto: adoro sognare in grande, ma mi piace anche raggiungere i miei obiettivi a piccoli passi, giorno per giorno.
Probabilmente mi ha aiutato Gandalf:
«Saruman ritiene che soltanto un grande potere riesca a tenere il male sotto scacco. Ma non è ciò che ho scoperto io. Ho scoperto che sono le piccole cose, le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’oscurità. Semplici atti di gentilezza e amore. Perché Bilbo Baggins? Forse perché io ho paura… e lui mi dà coraggio».
Noi raccontiamo storie comuni, di fallimento e di successo, e lo facciamo perché queste storie ispirano noi e i nostri clienti.
Sono storie di coraggio, ci aiutano a comprendere che non siamo mai davvero soli quando affrontiamo le sfide della vita: in qualche luogo o in qualche tempo, esiste o è esistito qualcuno che si trova nella nostra stessa situazione.
Questa sensazione si trasforma in empatia, in relazione… e ci fa sentire meno soli. Siamo interconnessi, siamo strade che si incrociano continuamente. Le storie viaggiano lungo queste strade.
Possiamo continuare a correre ma possiamo anche fermarci, di tanto in tanto, per comprendere chi si muove insieme a noi. Noi siamo disposti a fermarci per ascoltare la tua storia, se hai voglia di farlo anche tu… fermati e raccontacela.
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