«Sua figlia, signora Lynne, non è malata: è una ballerina!»

Il suo esordio scolastico non era stato tra i più promettenti. Siamo negli anni ‘30, Gillian aveva pressappoco 8 anni e i suoi insegnanti la ritenevano una bambina con gravi problemi di apprendimento, incapace di concentrarsi e continuamente nervosa e iperattiva: insomma, tutte le carte in regola per immaginare la cosiddetta sindrome da deficit di attenzione (ADHD). La madre di Gillian, preoccupata per sua figlia, la portò immediatamente da uno psicologo specializzato in questo tipo di problematiche.
“Quella stanza – racconta Gillian – mi metteva paura, le pareti erano completamente rivestite con pannelli di legno, la poca luce proveniva dalle deboli lampade appoggiate su scrivanie e mobili pieni di libri rilegati in pelle. Lo psicologo mi fece accomodare sul divano, e i miei piedi non riuscivano a toccare il pavimento dello studio.”
Lo psicologo si diresse verso la sua scrivania e parlò mezz’ora con la madre di Gillian. Lei gli raccontò delle difficoltà scolastiche, della preoccupazione dei suoi insegnanti e del disagio che avvertivano i suoi compagni di classe a causa della sua iperattività, molto spesso di ostacolo al normale svolgimento delle lezioni. Nonostante questo colloquio a due, lo psicologo non smise mai di osservare i comportamenti di Gillian su quel divano, la tenne d’occhio per tutto il tempo che parlava con sua madre.
Gillian continuava ad innervosirsi, si infilò le mani sotto le gambe per tenerle ferme. Aveva paura di venir costretta a frequentare una scuola “speciale”, e avrebbe fatto di tutto per non entrarci. Eppure aveva iniziato a intuire che quello psicologo avrebbe avuto un ruolo determinante per la sua vita.
Al termine del colloquio, lo psicologo tornò sul divano.
“Gillian, grazie per essere stata così paziente. Ho bisogno di parlare in privato con tua madre, usciremo per qualche minuto”. La bambina annuì e prima di uscire dallo studio insieme alla madre, lo psicologo accese la radio. Gillian, sentendosi completamente inosservata, iniziò a ballare nello studio. Il viso felice illuminava quella stanza buia. Sembrava avesse un dono innato e naturale per la danza. I suoi movimenti erano incredibilmente graziosi per essere una bambina alle prime armi.
“Signora Lynne, osservi bene sua figlia. Gillian non è malata, è una ballerina! La iscriva a un corso di danza”.
Nei giorni successivi la madre di Gillian prese alla lettera il consiglio dello psicologo e la iscrisse in una scuola di danza. Gillian ne rimase stupefatta.
“Fu meraviglioso, quella sala era piena di persone come me, persone che avevano bisogno di muoversi per pensare. Da quel giorno in poi non mi sentii più sola”.
Successivamente fu ammessa alla Royal Ballet School di Londra, diventò prima ballerina alla Royal Ballet Company. In quell’occasione conobbe Andrew Lloyd Webber per scrivere la storia dei musical. E ci riuscirono.

Gillian, la bambina senza futuro, poteva sedare la sua iperattività con il Ritalin o qualche altro farmaco simile. Qualcun altro le avrebbe detto di stare più calma. Molto probabilmente il giudizio degli insegnanti avrebbero potuto soffocare il mio musical preferito. Ma è bastato che qualcuno la guardasse profondamente nell’animo, per capire chi fosse veramente.
Una bambina non ha bisogno di essere giudicata, ma di sentirsi ascoltata.