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Alcaraz e Sinner: cosa ci insegnano questi due campioni sulla comunicazione che conta davvero

11 Giugno 2025

Alcaraz e Sinner: cosa ci insegnano questi due campioni sulla comunicazione che conta davvero. Anche fuori dal campo.

Alcaraz e Sinner: cosa ci insegnano questi due campioni sulla comunicazione che conta davvero.

È una lezione che il Roland Garros 2025 ci ha messo davanti senza mezzi termini. E, se ci occupiamo di comunicazione, non possiamo far finta di non averla vista.

Domenica pomeriggio si è giocata la finale più lunga e spettacolare della storia del torneo parigino. Quasi sei ore di tennis ai limiti del possibile. Eppure, tutto si è deciso in un numero ridottissimo di momenti. Non nei 300 scambi, nei 190 punti, nei cinque set. Ma in cinque o sei istanti che hanno cambiato tutto.

Ed è esattamente lì che vogliamo guardare oggi.

La differenza tra ritmo e picco

Carlos Alcaraz non è il più costante. Lo sanno tutti. Ha dei buchi neri inspiegabili durante le stagioni, perde partite contro avversari meno forti, ha giornate storte. Ma quando serve — e solo quando serve — è semplicemente perfetto.

Jannik Sinner invece è l’incarnazione della continuità. Macina risultati, colleziona vittorie, domina per interi tornei senza cali. Ma quando arriva quel punto, quello che vale tutto… si vede qualcosa che scricchiola. A volte una volée incerta; a volte un rovescio affrettato; a volte niente di visibile, ma il punto lo vince l’altro.

Succede anche nelle aziende. Succede quando tutto fila, ma proprio lì, nel pitch decisivo, nello scambio con il cliente più importante, nella presentazione da cui dipende un intero trimestre… qualcosa si inceppa. Ed è lì che capiamo una cosa scomoda: non tutti i punti valgono uguale.

Alcaraz e Sinner

La comunicazione non è democratica

Possiamo dircelo? Non tutti i momenti comunicativi sono uguali.
Alcuni passano inosservati, anche se ben fatti. Altri sono un’occasione irripetibile.

Nel tennis quei momenti sono i match point.
Nel lavoro sono le crisi, i lanci, le riunioni chiave.
Nella vita, sono le parole che dici quando l’altro sta per arrendersi.
O quando il tuo team è in silenzio.
O quando il cliente sta per scegliere tra te e qualcun altro.

In quei momenti, l’intensità batte la costanza.
E Alcaraz lo ha capito meglio di chiunque.

Lo stile cambia tutto

Carlos cambia. Cambia ritmo, cambia geometrie, cambia profondità. Non gioca a tennis, manipola l’aria.
Jannik tiene la traiettoria, comanda il gioco, spinge forte. Ma non cambia. O cambia poco.
E quando l’altro strappa la narrativa del match, quando cambia discorso, campo, linguaggio… l’effetto è sempre lo stesso: scompiglia l’equilibrio.

Anche questo è un tema di comunicazione. Saper cambiare tono quando serve, modulare, sorprendere. È un’abilità che vale doppio. Ed è spesso quella che fa vincere le sfide più dure, in azienda come nella vita.

La pazienza non basta

Per due set, Sinner è stato il dominatore. Superficie sfavorevole, Alcaraz sotto pressione, tutto sembrava scritto. Poi succede qualcosa. Un passaggio a vuoto. Un game mal gestito. Tre match point non concretizzati. Il resto è cronaca.

È un altro tema che ci riguarda da vicino: la gestione dei momenti critici.
La comunicazione — quella vera — si gioca proprio lì.
Quando senti che stai per vincere.
Quando il team è stanco ma il cliente non ha ancora deciso.
Oppure, quando hai fatto tutto bene, ma basta un’esitazione per perdere l’effetto costruito in ore di lavoro.

Alcaraz e Sinner

Il timing è potere

Non ci vuole solo forza, ci vuole tempismo.
Alcaraz lo dimostra con ogni colpo nel super tie-break finale: 10 punti a 2 dopo 5 ore di battaglia.
Come ci riesce?
Semplice. Sa esattamente quando spingere, quando rischiare, quando aspettare.
Non è fortuna. È una forma avanzata di lucidità sotto pressione.

E se sei un’agenzia, un libero professionista, un project manager, lo sai benissimo: non puoi dare tutto sempre. Ma devi sapere quando sì.

La differenza la fa chi sa leggerli

In fondo, Sinner e Alcaraz sono due grandissimi esempi. Entrambi straordinari. Entrambi giovani, tecnici, veloci, umili, rispettosi. Ma comunicano in modo diverso.

E nel nostro lavoro, che si tratti di branding o comunicazione interna, abbiamo capito una cosa:
non vince chi comunica di più.
Vince chi sa riconoscere quando è il momento di comunicare nel modo giusto.

Tutto il resto è cronaca, palleggio, routine. Ma le partite si decidono altrove.

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