I capolavori di Federico Fellini sono indiscutibili: film come La dolce vita, I clown, 8½, La strada (tanto caro a Papa Francesco), Amarcord, Roma, I vitelloni (potrei andare avanti all’infinito) continuano ad essere delle pietre miliari per i registi contemporanei, soprattutto per coloro che inseguono il filone onirico, come David Lynch, Charlie Kaufman, Ingmar Bergman, tanto per citarne alcuni.
Alberto Sordi invece, dall’altra parte della macchina da presa, ha saputo caratterizzare e descrivere sapientemente – a mio discutibile giudizio – le contraddizioni dell’Italia e degli italiani, le loro professioni, aspirazioni, difficoltà e incertezze della vita. Insomma: oltre ad aver rappresentato l’Italia in tutto il Mondo grazie alla sua filmografia, ha donato all’Italia stessa un nuovo modo di comunicare attraverso un linguaggio tutto suo fatto di accenti, gesti e movimenti fisici.
Alberto Sordi racconta la loro storia nei primi anni romani del suo caro amico Federico, con un tono rispettoso, sincero, a tratti doloroso. Nonostante le difficoltà economiche di entrambi, Federico Fellini, durante le sue lunghe passeggiate notturne, chiede a Roma un solo desiderio: un’opportunità. Ecco le parole di Fellini citate da Sordi:
“T’assicuro Albe’ che io un giorno diventerò un grande regista, forse il regista più grande del Mondo.”
Alla fine del racconto, Alberto Sordi, con la sua solita capacità interpretativa che lo ha caratterizzato in tutti i suoi film, ci strappa una risata prendendo in giro Fellini. Forse per sdrammatizzare l’immagine smunta del suo amico, forse per lasciare traccia di una lezione fondamentale: le opportunità sono necessarie, ma è più importante essere pronti quando arrivano.
Noi raccontiamo storie comuni, di fallimento e di successo, e lo facciamo perché queste storie ispirano noi e i nostri clienti.
Sono storie di coraggio, ci aiutano a comprendere che non siamo mai davvero soli quando affrontiamo le sfide della vita: in qualche luogo o in qualche tempo, esiste o è esistito qualcuno che si trova nella nostra stessa situazione.
Questa sensazione si trasforma in empatia, in relazione… e ci fa sentire meno soli. Siamo interconnessi, siamo strade che si incrociano continuamente. Le storie viaggiano lungo queste strade.
Possiamo continuare a correre ma possiamo anche fermarci, di tanto in tanto, per comprendere chi si muove insieme a noi. Noi siamo disposti a fermarci per ascoltare la tua storia, se hai voglia di farlo anche tu… fermati e raccontacela.
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