Le cause di queste trasformazioni le conosciamo tutti, una di queste è quella che, probabilmente, state tenendo in mano proprio in questo momento.
Questa incapacità di restare concentrati, questa deflagrante disponibilità di informazioni a cui il nostro cervello è sottoposto, questa atrofizzazione del pensiero critico e logico, dovuta appunto alla possibilità di avere sempre una risposta per qualsiasi domanda, ha delle implicazioni a livello neuronale.
Lisa Iotti riesce a portare avanti la sua indagine da un duplice punto di vista: quello esterno – oggettivo e distaccato – della ricercatrice che colleziona informazioni da esperti scientifici e quello interno: lei stessa, infatti, ammette di essere vittima di questa inevitabile trasformazione. Fallisce di fronte ai tentativi di disintossicarsi, anche solo per brevi periodi, dal suo smartphone, ammettendo che, ad oggi, è impossibile farlo completamente se non si vuole essere tagliati fuori dal mondo.
Tra i suoi tanti aneddoti, ho trovato davvero interessante quella della Mostra di Canova che ha visitato a Roma.
“Tutti – me compresa – scivolano davanti alle opera velocemente e distrattamente, nonostante ci sia tutto il tempo per guardarle con attenzione. […] Il tempo che ho dedicato alle opere di uno dei più grandi artisti della storia è quello: 8 secondi, non di più. Uno sguardo distratto, che non lascia nemmeno il tempo di provare piacere, del quale non rimane nella memoria nulla”.
Il giorno successivo, dopo aver letto di un articolo sull’importanza dello slow looking – un invito a rallentare e a essere più selettivi – Lisa torna nel museo e decide di fermarsi, per almeno dieci minuti, di fronte alla Maddalena del Canova: si accorge così di particolari che non aveva mai notato, addirittura di uno specchio posizionato dietro alla scultura!
Il nostro comportamento si sta adattando alla velocità e alla molteplicità delle informazioni a disposizione, e il nostro cervello si sta evolvendo (sarà la parola giusta?) di conseguenza: non riusciamo a restare concentrati, abbiamo bisogno di switchare continuamente da un dispositivo all’altro, così come dalla realtà al virtuale. Dallo schermo del pc al telefono, una chiacchera, un sorriso veloce, poi Whatsapp, poi Facebook, Instagram… e così via in un loop senza fine.
Anche quando non c’è nulla che ci interrompe, anche se il nostro telefono non suona o non è comparsa nessuna notifica, abbiamo bisogno di controllarlo, di distrarci.
Che effetti può avere questo sulla qualità del nostro lavoro?
In un altro bellissimo esperimento citato nel libro, si scopre come addirittura la sola presenza dello smartphone, spento, ma vicino alla persona… possa comunque influenzare, in peggio, la sua curva di attenzione e dunque il suo rendimento. Il fatto che sia lì, la tentazione di non accenderlo (o la consapevolezza del divieto di poterlo fare) è una forma di stress che logora la capacità di concentrazione del soggetto.
Confesso di essere stato attratto da questo libro per una ragione quasi opposta allo scopo che esso si pone, volevo comprendere meglio in che modo la mente umana si sta evolvendo. Ero già consapevole di una sempre più scarsa soglia di attenzione (anche se non avrei mai immaginato che fosse arrivata a 8 secondi…) e cercavo degli spunti per adeguare le strategie di marketing a questa tendenza umana.
Lisa Iotti non mi ha fornito nessuno spunto in questa direzione e le aspettative iniziali con cui ho iniziato a leggere il libro hanno cambiato bruscamente direzione. Non voglio assecondare un mondo che corre senza guardarsi indietro, senza dare il giusto peso alle cose.
A pensarci bene, Lisa Iotti mi ha fornito un suggerimento ancora più prezioso.
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Sono storie di coraggio, ci aiutano a comprendere che non siamo mai davvero soli quando affrontiamo le sfide della vita: in qualche luogo o in qualche tempo, esiste o è esistito qualcuno che si trova nella nostra stessa situazione.
Questa sensazione si trasforma in empatia, in relazione… e ci fa sentire meno soli. Siamo interconnessi, siamo strade che si incrociano continuamente. Le storie viaggiano lungo queste strade.
Possiamo continuare a correre ma possiamo anche fermarci, di tanto in tanto, per comprendere chi si muove insieme a noi. Noi siamo disposti a fermarci per ascoltare la tua storia, se hai voglia di farlo anche tu… fermati e raccontacela.
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